lunedì 25 luglio 2011

Un'analisi in-Feltri-ta

L'editoriale di Vittorio Feltri su Il Giornale di oggi lascia senza parole.
Feltri fa un'analisi della reazione dei ragazzi norvegesi durante l'attacco mortale sull'isola di Utoya, che ha falciato la vita di decine di giovani.
Dopo che il quotidiano di Feltri, nelle ore immediatamente successive alla strage, ha addossato la responsabilita' dell'azione al terrorismo islamico, senza se e senza ma, costringendo Il Giornale ad una veloce retromarcia, inclusa ristampa della prima pagina, ora la penna del direttore si scaglia contro l'egoismo e l'egotismo.
Forse sarebbe stato piu' appropriata un'analisi del fenomeno dei movimenti xenofobi e di estrema destra che stanno crescendo in tutta Europa.
Non vogliamo nemmeno pensare che l'analisi di Feltri sia stata dettata dal fatto che il campo fosse di stampo laburista, ma sicuramente in questo caso il direttore ha perso una buona occasione per tacere.
Se non avete letto l'articolo di Feltri, e non vi siete sinceramente persi nulla, lo riportiamo per correttezza d'informazione.

QUEI GIOVANI NORVEGESI INCAPACI DI REAGIRE
di Vittorio Feltri (sito online de Il Giornale)
Tutto quello che sappiamo della mattanza sull’isola di Utoya, in Norvegia, compiuta da Anders Behring Breivik, 32 anni, il cervello fulminato dall’esaltazione ultranazionalista, lo abbiamo letto increduli sui giornali. Abbiamo compulsato decine di articoli nella speranza di capire non tanto il movente, impossibile da cogliere per chi non abbia nozioni approfondite di psichiatria, quanto il fatto che il pazzo sia riuscito a uccidere una novantina di ragazzi in mezz’ora senza incontrare la benché minima resistenza. Si dirà che c’è poco da resistere in certe situazioni: se un uomo è armato fino ai denti, e le sue vittime, invece, non dispongono nemmeno di una fionda, la carneficina è scontata. Giusto. Ma in questo caso, stando alle notizie in nostro possesso, sull’isola (un chilometro quadrato, quindi piccola) si trovavano circa 500 partecipanti a un meeting annuale di laburisti. Un numero considerevole. Quando Breivik ha dato fuori da matto e ha cominciato a sparare, immagino che lo stupore e il terrore si siano impadroniti del gruppo intero. E si sa che lo sconcerto (accresciuto in questa circostanza dal particolare che il folle era vestito da poliziotto) e la paura possono azzerare la lucidità necessaria per organizzare qualsiasi difesa che non sia la fuga precipitosa e disordinata, contro un pericolo di morte. Ciononostante, poiché la strage si è consumata in 30 minuti, c’è da chiedersi comunque perché il pluriomicida non sia stato mini­mamente contrastato dal gruppo destinato allo sterminio. Ragio­niamo. Cinque, sei, sette, dieci, quindici persone, e tutte disarma­te, non sono in grado di annientare un nemico, per quanto agisca da solo, se questo impugna armi da fuoco. Ma 50 - e sull’isola ce n’erano dieci volte tante-se si lanciano insieme su di lui, alcune di sicuro vengono abbattute, ma solo alcune, e quelle che, viceversa, rimangono illese (mettiamo 30 o 40) hanno la possibilità di farlo a pezzi con le nude mani. Ci rendiamo conto. Cose così sono facili da scrivere, standosene qui seduti alla scrivania, e molto più difficili da praticare sul campo mentre echeggiano gli spari e decine di corpi cadono a terra senza vita. Ma è incredibile come, in deter­minate circostanze, ciascuno pensi soltanto a salvare se stesso, illudendosi di spuntarla, anziché adottare la teoria più vecchia (ed efficace)del mondo:l’unione fa la forza. Varie specie di animali quando attaccano lo fanno in massa e nello stesso modo si comportano quando si difendono. Attenzione però: gli animali istintivamente antepongono l’interesse del branco a quello del singolo. Uno per tutti, tutti per uno. Evidentemente l’uomo non ha, o forse ha perso nei secoli, l’abitudine e l’attitudine a combattere in favore della comunità della quale pure fa parte. In lui prevalgono l’egoismo e l’egotismo. Non è più capace di identificarsi con gli altri e di sacrificarsi per loro, probabilmente con vinto che loro non si sacrificherebbero per lui.



Nessun commento:

Posta un commento